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venerdì, 17 Maggio, 2024

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Al Pnrr serve un’anima sociale «Non limitare il Terzo settore»

Su Avvenire di qualche giorno fa un bell’articolo di Paolo Viana parla dei 25 miliardi che arriveranno a luglio del Pnrr e si chiede che spazio ci sarà per la società civile. Ne riportiamo un piccolo estratto:

Avvenire e Vita hanno organizzato in merito un webinar per lavorare al progetto di una nuova governance nazionale e territoriale capace di costruire una sussidiarietà concreta e fattiva.

Da un lato i protagonisti del Terzo settore, a partire da Francesco Marsico di Caritas Italiana, il quale ha ammesso che «abbiamo un passato di governance sussidiaria con forti limiti» e ha chiesto trasparenza nei dati e nel loro monitoraggio: «Lo stesso Pnrr inquadra la spesa di ogni singola voce e non gli obiettivi sociali e di intervento che si vogliono raggiungere – ha commentato –. Costruiamo insieme un orizzonte di senso». Della stessa idea è Anna Lisa Mandorino, segretario generale di Cittadinanzattiva: «L’idea di sussidiarietà nel Piano è quasi completamente mancata e il ruolo del Terzo settore si è limitata all’audizione, senza poter sottoporre ai decisori una visione complessiva». 

Un argomento affrontato, per la parte politica, da Maria Teresa Bellucci, deputata di Fratelli d’Italia: «Il governo ha grande difficoltà a creare momenti di ascolto e di confronto, noi come FdI abbiamo detto subito che il Pnrr è nato col piede sbagliato e non si sono coinvolti i soggetti che pure ci sono. Parliamo di coprogettazione dal 2000 e ancora se ne parla soltanto. Nella gestione di questi fondi del Recovery plan bisogna creare una struttura di pari dignità ». Maria Chiara Gadda, deputata di Italia Viva, è convinta invece che «abbiamo la possibilità di un cambio di passo culturale, il Pnrr lega il tema delle risorse a quello delle riforme» e anche per ciò che riguarda il terzo settore «si è fatto un passo in avanti significativo ». Bisogna cogliere il Piano come «una opportunità» per tutti.

Giuseppe Provenzano, vice segretario del Partito democratico, ha concluso argomentando che «la ripresa deve fondarsi sulla coesione sociale e il Recovery ha già riunito le forze politiche. Certo, era necessario un coinvolgimento maggiore dei soggetti del Terzo settore. Noi come Pd lo abbiamo fatto, riconoscendo nella società civile un elemento di tenuta, durante la pandemia». Con un’apertura significativa sulla condivisione dei dati del monitoraggio e invitando ad assumere il paradigma della società civile sempre di più nelle politiche.

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